lunedì 13 maggio 2013

Gianluca e la sua esperienza in Armenia


Generation next, generation best: progetto tenutosi in Armenia lo scorso Aprile e partecipato da un gruppo di giovani sardi.

Otto giorni a Dilijan, ridente paesello di 15.700 anime adagiato tra i monti dell’Armenia, a 1.256 m.s.l.m., chiamata “piccola Svizzera” per i suoi scenari.
Otto giorni trascorsi in Armenia, hanno cambiato il mio punto di vista e il modo di pensare sull’Europa, in particolare sul modo di vivere all’ “occidentale”.

  L’Armenia sta sopra l’Iran! Lo sapevate?

Il nostro gruppo è partito da Cagliari al pomeriggio, lo scorso 9 aprile 2013. Tutto questo grazie all’impegno dello Staff dell’associazione cagliaritana Studenti per la città, organizzazione giovanile non profit, che opera per l'inclusione e la partecipazione dei giovani in Europa.

Passata la notte in aereo siamo arrivati all’aeroporto di Yerevan, la capitale, alle 4 del mattino (due fusi orari più a Est che a Cagliari). Abbiamo ammirato l’alba in taxi…
Un taxi che dall’aeroporto all’albergo, per evitare le buche, non esitava ad andare contromano con traiettorie alla Schumacher d’altri tempi.

L’Armenia, con appena 3 milioni di abitanti, ha il suo proprio alfabeto! Lo Sapevate?

Siamo arrivati in albergo che mancavano due ore all’inizio delle attività. Mentre i 6 sardi si infilavano nel letto o si facevano la doccia per riprendersi dal viaggio, dal sonno, dalle buche e dal jet-lag, gli altri (Moldavi, Georgiani, Armeni, Polacchi e Lituani) dormivano beatamente con il sole che illuminava già la stanza.
La mattina dopo le presentazioni…
Le attività previste hanno riguardato il mondo giovanile, del lavoro e del volontariato, l’arte, la scrittura alternativa, creazione di slogans, di coreografie con il preciso scopo di impattare sulla vita quotidiana dei cittadini di Dilijan.
Altro obiettivo era il rafforzamento della consapevolezza nei giovani delle proprie competenze e capacità manageriali e creative in senso ampio… come imprenditori di se stessi.

In Sardegna gli studiosi  dibattano alla ricerca del significato del prefisso “Nur”, che da il nome a tanti paesi, ad un vino ed ai nostri più imponenti monumenti archeologici. In Armenia tutti sanno cosa vuol dire “Nur”. Lo sapevate?

Lo scambio di idee è stato un successo.


Il nostro lavoro, sempre secondo i metodi dell’educazione non formale, ha infine portato alla realizzazione di una mostra fotografica sul paese che ci ospitava: abbiamo pitturato un’abitazione in modo artistico e ripulito un’area degradata che è diventata un’area verde. Infine abbiamo organizzato un flash mob nella piazza principale, fra gli sguardi straniti dei passanti che andavano a costituire una folla divertita. Ciò al fine di far riscoprire, agli stessi abitanti, quanto il loro paese avesse da offrire agli occhi dei forestieri.
Alla fine è arrivata anche la stampa armena ad intervistarci.
I nostri videoclip serviranno a far conoscere in rete le opportunità che offre Dilijan.
Non nascondo che noi per primi ci siamo meravigliati del risultato.
O forse in realtà siamo stati noi a scoprire che basta un gruppo di giovani studenti a far cambiare il solito modo di vivere la routine, e che le risorse stanno dentro di noi e aspettano solo di essere portate fuori. Basta crederci. Ora lo sappiamo.

Abbiamo respirato l’affetto di un paesino economicamente indietro ma che umanamente ha molto da insegnarci. Alcuni di noi sono stati persino invitati a pranzo da una famiglia locale. I locali vivevano in abitazioni modeste eppure erano contenti di poter condividere ed erano orgogliosi di mostrarci il loro piatti tipici.
L’ultimo giorno l’abbiamo passato visitando il monastero di Sevan, l’incantevole lago e la capitale Yerevan.
Nessuno se ne voleva più andare. 

Tutti abbiamo lasciato lì qualcosa. L’Armenia ha lasciato qualcosa di suo in noi.

Gianluca Carboni.
7 maggio 2013

Nessun commento:

Posta un commento